La dichiarazione dei redditi “tardiva”

Scritto da Redazione il 2 novembre 2022

Si parla di dichiarazione dei redditi tardiva quando il contribuente la presenta entro 90 giorni dalla data di scadenza indicata dalla legge vigente.

La dichiarazione dei redditi “tardiva”

La dichiarazione tardiva è considerata valida ma vi sono delle sanzioni amministrative da applicare a causa del ritardo, come previsto dall’art. 2, co. 7 del DPR n. 322/98. Quindi, se non hai presentato la dichiarazione dei redditi entro i termini di scadenza ordinaria, puoi ancora rimediare con la dichiarazione tardiva con ravvedimento.

Di cosa si tratta? Chi può farlo? Come si deve procedere? Quali sono le conseguenze?

Facciamo chiarezza.

Dichiarazione tardiva, chi può farla?

I contribuenti che dimenticano o scelgono di non presentare la dichiarazione dei redditi o IRAP o IVA entro la data di scadenza fiscale, possono richiedere al proprio commercialista di effettuare una dichiarazione tardiva entro 90 giorni.

Tra coloro che possono avvalersi della dichiarazione tardiva ci sono:

  • Amministrazione dello Stato;
  • Enti non commerciali;
  • Persone fisiche con o senza p.IVA;
  • Società di capitali, di persone, fiduciarie, cooperative;
  • Studi professionali.

Le dichiarazioni tardive devono essere presentate con le stesse modalità di quelle inviate entro i termini.

Il commercialista o l’intermediario abilitato può utilizzare i servizi dell’Agenzia delle Entrate (es. Desktop Telematico), o in alternativa direttamente il software gestionale dello studio se questo possiede delle funzionalità che permettono la creazione del telematico con relativo controllo, autenticazione e invio direttamente dal programma, funzioni speciali che in genere riducono la possibilità di errore e velocizzano il lavoro.

Quali sono le sanzioni previste per la dichiarazione tardiva?

Se la dichiarazione dei redditi viene presentata entro 90 giorni dal termine ultimo di presentazione, si ritiene valida. Tuttavia, viene applicata una sanzione amministrativa con quota fissa che può variare da 250 a 1000 euro come definito dal C.M. 25.1.99 n. 23, cap.I, § 1.2.

Nel caso in cui venga applicata la multa per dichiarazione tardiva, è possibile che sia definita anche la sanzione prevista per omesso pagamento delle imposte. Stiamo parlando di una sanzione amministrativa pari al 30 per cento, in alcuni casi ridotto al 15 per cento, come previsto dall’articolo 13 del Decreto Legislativo numero 471/97.

Inoltre, è possibile richiedere il visto di conformità nella dichiarazione tardiva pur restando valide le sanzioni descritte, ovvero 250 euro per ciascun dichiarativo che si può ridurre a 25 euro eseguendo un ravvedimento operoso. Tale dichiarazione tardiva con il relativo visto si può regolarizzare totalmente utilizzando il credito in compensazione per un totale superiore a 15 mila euro.

Cos’è e come si fa il ravvedimento operoso per dichiarazione tardiva?

Il ravvedimento della dichiarazione tardiva, quindi entro i 90 giorni dalla scadenza ordinaria, prevede un costo molto contenuto ma può variare a seconda dei casi, vediamo quali sono.

Le situazioni più frequenti sono le seguenti:

  • Dichiarazione dei redditi tardiva priva di imposte dovute: lettera c), c. 1 art. 13 del Decreto Legislativo numero 472/97, determina la riduzione della sanzione a 1/10 dell’importo minimo indicato. Praticamente, se non ci sono imposte da pagare, si può regolarizzare la situazione fiscale versando la sanzione con riduzione dell’importo a soli 25 euro, sapendo che la sanzione amministrativa totale è pari a 250 euro.
  • Dichiarazione dei redditi tardiva con imposte da pagare: nel caso in cui il contribuente presenta una dichiarazione entro i 90 giorni successivi alla scadenza ufficiale in cui sono previste imposte da versare, è necessario provvedere al ravvedimento dei pagamenti non eseguiti. In questa situazione si deve versare sia la quota di sanzione amministrativa ridotta di 25 euro, verrà applicata una sanzione, anch’essa ridotta, pari a:
    • 0,2% per ciascun giorno di ritardo di presentazione della dichiarazione calcolata fino al 14° giorno;
    • 3% nel caso in cui la dichiarazione avvenga entro 30 giorni dalla data di scadenza, 1/10 della sanzione del 30%).
    • 3,75% (1/8 della multa del 30%), se si regolarizza la situazione entro i 90 giorni.

Quali sono le conseguenze per il contribuente in caso di dichiarazione omessa?

Se la dichiarazione dei redditi non viene presentata oppure se questa si invia all’Agenzia delle Entrate con un ritardo che supera i 90 giorni, si parla di dichiarazione omessa. La stessa definizione si utilizza anche per dichiarazioni presentate utilizzando moduli non conformi, priva di sottoscrizione del contribuente o con altre difformità. In tale situazione vi sono delle sanzioni molto onerose a cui far fronte.

Si tratta di casi particolari in cui viene applicata una sanzione amministrativa che può variare dal 120 per cento al 240 per cento dell’importo dovuto con le imposte, la cifra minima è fissata a 250 euro.

Nel caso in cui la dichiarazione omessa venga presentata entro i termini di scadenza previsti per la presentazione della dichiarazione dei redditi dell’anno successivo, viene applicata una sanzione che varia dal 60 per cento al 120 per cento calcolato sul totale delle imposte non pagate con un minimo di 200 euro. Se non ci sono imposte dovute, la multa prevista può andare da 150 euro a 500 euro.

Le sanzioni amministrative suddette possono essere raddoppiate se, ad essere omessi, sono stati i redditi da locazione di abitazioni. Un aumento della multa può essere anche imposto fino al raddoppio della cifra se i soggetti interessati hanno obbligo di conservazione delle scritture contabili. Inoltre, si deve tener presente della possibile maggiorazione delle sanzioni pari a 1/3 se i redditi sono prodotti all’estero.

Si tratta di una tipologia di sanzioni che l’Agenzia delle Entrate calcola in seguito all’accertamento induttivo verso il contribuente. Se dalla dichiarazione dei redditi non risultano imposte dovute e l’AdE non ritiene necessari accertamenti ulteriori, è comunque prevista una sanzione amministrativa che può variare da 250 a 1.000 euro.

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