Decreto Crescita, in arrivo stretta fiscale sulle locazioni brevi

Scritto da Davide Di Bello il 7 luglio 2019

La digitalizzazione del fisco prevederà una banca dati delle strutture ricettive del turismo, nella quale verranno inseriti anche gli immobili destinati agli affitti per brevi periodi. Le novità nella legge di conversione del Decreto Crescita.

Decreto Crescita, in arrivo stretta fiscale sulle locazioni brevi

Importanti novità nel Decreto Crescita per gli affitti brevi. Affittare una stanza o un appartamento per pochi giorni è un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto nella stagione estiva.

Tra le pieghe del Decreto Crescita (legge n. 34/2019) appena convertito in legge, c’è anche una normativa volta a combattere l’evasione fiscale sulle locazioni brevi.

L’articolo 13-quater del decreto stabilisce, infatti, che il fisco si doterà di una banca dati nella quale verranno registrati case ed appartamenti destinati ad essere locati per brevi periodi. A ciascun immobile verrà attribuito un codice identificativo, che i soggetti locatori dovranno sempre pubblicare in ogni annuncio.

Locazioni brevi: la definizione nella “legge Airbnb”

Per affitti brevi si intendono i contratti di affitto di immobili a uso abitativo di durata non superiore ai 30 giorni, anche per finalità turistiche ma fuori dall’attività di impresa, stipulati direttamente da persone fisiche, tramite società che svolgono attività di intermediazione immobiliare o tramite portali telematici, come ad esempio Airbnb o Booking.

Il decreto legge n. 50/2017 ha esteso anche agli affitti brevi la cedolare secca al 21%, sottraendoli così al regime Irpef e delle addizionali (10% per i canoni relativi ad immobili affittati a canone convenzionato).

Locazioni brevi: il nuovo codice identificativo e le novità del Decreto Crescita

La novità introdotta dal Decreto Crescita sarà la messa a punto di una banca dati per la registrazione delle strutture ricettive e degli immobili. La normativa mira al contrasto dell’evasione sulle nuove forme di ospitalità, favorita dal vuoto legislativo in merito e che ha suscitato le proteste delle associazioni degli albergatori, preoccupati di una concorrenza sleale.

L’art. 13-quater comma 4 dice che:

Al fine di migliorare la qualità dell’offerta turistica, assicurare la tutela del turista e contrastare forme irregolari di ospitalità, anche ai fini fiscali, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo è istituita una apposita banca dati delle strutture ricettive nonché, degli immobili destinati alle locazioni brevi ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, presenti nel territorio nazionale, identificati mediante un codice alfanumerico, di seguito denominato codice identificativo, da utilizzare in ogni comunicazione inerente all’offerta e alla promozione dei servizi all’utenza”.

Case ed appartamenti offerti per locazioni brevi verranno dunque inseriti nella banca dati con un codice identificativo, che dovrà obbligatoriamente comparire negli annunci pubblicati sui vari portali online.

I dati saranno comunicati automaticamente all’Agenzia delle Entrate, rendendo più agevoli i controlli e più difficile sfuggire al fisco. L’Agenzia delle Entrate renderà poi i dati disponibili ai Comuni per verificare il corretto versamento della tassa di soggiorno.

Il Governo dovrà ora pubblicare i decreti attuativi che definiranno le modalità applicative dell’entrata in funzione dei codici identificativi. Ai locatori che verranno scoperti operare senza il codice saranno erogate sanzioni da 500 fino a 5 mila euro, maggiorate del doppio in caso di recidiva.